Una radio per la pace

Sotto le bombe si ascolta la radio, in Africa. Quando scoppia una guerra civile, quando avviene un colpo di Stato, lo fanno tutti, anche i missionari. Cercano di sintonizzarsi sulle stazioni internazionali, e poi su quelle nazionali e locali.Che spesso sono di propaganda di una delle parti in lotta.

Così è avvenuto in Guinea-Bissau, nel 1998, quando una parte dell’esercito si ribellò e per mesi il Paese rimase sotto i bombardamenti. Allora padre Davide Sciocco e gli altri missionari del PIME ascoltavano la radio.

«L’idea», racconta padre Davide, «mi è venuta durante quelle serate in ascolto: c’erano due emittenti, in particolare, una governativa e una dei rivoltosi. Mi sono reso conto che quella dei ribelli è stata cruciale per le sorti del conflitto.

Raggiungeva quasi tutte le aree del Paese ed era seguitissima. Parlava di creare una nuova Guinea, di metter fine all’ingiustizia, di cacciare i corrotti. Il tutto però a scopo di guerra. Mi sono detto: “Occorre fare la stessa cosa, ma per far vincere la pace e lo sviluppo”.

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Il dramma della guerra civile in Guinea Bissau

Da ricca colonia portoghese al baratro della guerra civile, la Guinea Bissau — uno dei Paesi più ricchi dell’Africa — è una regione del continente africano mutilata da decenni di inarrestabili violenze.

Combattimenti, rivolte, colpi di stato hanno contraddistinto la storia di una nazione che da un lato ha cercato di affrancarsi dalle logiche colonialistiche ancora imperanti fi no agli anni ’60 del Novecento e dall’altro è stata costellata da passaggi di potere terribili per la popolazione. Ultima in ordine cronologico, la rivolta delle forze armate che nel 1998 condusse a una guerra civile che causò centinaia di migliaia di profughi e la presa del potere da parte di una giunta militare il 7 maggio 1999.

Negli anni successivi si sono susseguiti governi provvisori, nuovi scontri ed un ulteriore colpo di Stato militare: il risultato è che la situazione politica nel Paese è tuttora incerta e precaria. E nello scenario apocalittico della guerra civile, un manipolo di suore, missionari e volontari sono stati l’unico baluardo rimasto contro la disperazione della popolazione.

Padre Davide Sciocco e i missionari del P.I.M.E.

In un Paese con circa un milione e mezzo di abitanti, dove il 45% della popolazione è di religione animista, i musulmani sono circa il 40% degli abitanti e la minoranza cristiana si aggira intorno al 15% (ed è formata per lo più da cattolici), i padri del P.I.M.E. (Pontifi cio Istituto Missioni Estere) sono presenti in Guinea Bissau dal 1947. Nel corso della loro opera hanno privilegiato soprattutto gli ambienti più rurali cercando gli ultimi ad ogni livello: umano, spirituale, culturale e sociale.

Negli ambienti rurali l’attenzione dei missionari si è concentrata sulle “aree culturali” Balanta, Felupe e Bijagos con lo studio delle lingue locali ed un lavoro di inculturazione. Forte è stato il contributo per la crescita della Chiesa locale, con la fondazione del Seminario diocesano, la Caritas, la radio, il Centro di spiritualità e tante altre realtà ormai diocesane. È proprio nel contesto delle varie azioni del P.I.M.E. e della tragica situazione politica e sociale che si innesta il lavoro costante, coraggioso e fecondo di Padre Davide Sciocco: Vicario generale del P.I.M.E. (dal maggio del 2013), Ndafa — questo il nome che affettuosamente gli ha riconosciuto la popolazione della Guinea Bissau — nel 1992 riceve l’incarico della missione in quella piccola e poverissima nazione dell’Africa Occidentale.

Radio Sol Mansi: la voce della pace

Radio Sol Mansi, “la voce della pace” — così chiamata in tutto il Paese — è ormai la più importante e ascoltata emittente radiofonica della Guinea Bissau e vede lavorare fi anco a fi anco cattolici e musulmani impegnati a preparare programmi che hanno in comune la cura della dimensione umana.

La radio è stata fondata a Mansôa nel 2001, subito dopo la fine della guerra civile, da Padre Davide Sciocco con la finalità di accompagnare e sostenere il processo di pace e di riconciliazione. Cresciuta nel corso degli anni, oggi ha la sua sede principale nella capitale Bissau ed è in grado di raggiungere anche i villaggi più lontani e isolati.

Trasmette dalle 6.30 fi no alle 23.00: la giornata si apre con la lettura del Vangelo accompagnata da una breve riflessione; seguono notiziari, rubriche su temi religiosi, dibattiti, programmi culturali, musicali e di formazione.

PADRE DAVIDE ARTICOLO RADIO

«Sinceramente non avrei mai immaginato di dare vita ad una radio in missione — spiega Padre Davide Sciocco — ma la coincidenza di alcuni fatti mi ha portato a sentire che potevo buttarmi in quest’avventura. Tra questi, l’esperienza della guerra del 7 giugno 1998, dove un fattore determinante che ha riunito le forze popolari contro il regime è stata la radio della Giunta Militare: la gente la ascoltava tutti i giorni e a tutte le ore: i proclami di “Giustizia con la G maiuscola”, gli inviti al bene ed allo sviluppo... Una radio ben fatta ed accattivante è stata un’arma vincente per il gruppo che si è ribellato al Presidente “Nino” (João Bernardo Vieira ndr.).

Mi son detto: “Se una radio è servita per vincere una guerra, perché non iniziare una radio per far vincere la pace, il dialogo e lo sviluppo?”. Abbiamo iniziato con una piccola radio locale, ma il suo grande impatto ci ha portati a crescere di anno in anno, ed ora siamo la radio con maggiore diffusione nella nazione».

Obiettivo primario: le relazioni fraterne per un annuncio di speranza

Il personale della radio è costituito da decine di persone: 40 corrispondenti dalle parrocchie (impegnati come volontari) e 35 dipendenti, dei quali 11 di fede musulmana. Fra questi Padre Davide Sciocco, fondatore di Radio Sol Mansi ultimi vi è Armando Mussá Sani, 52 anni, sposato e padre di due fi gli. Dopo aver prestato servizio per qualche tempo come volontario, oggi è membro del consiglio direttivo, presentatore, coordinatore dello studio di Mansôa e produttore: «Lavoro qui da 15 anni e mi piace molto: è il mio modo di contribuire allo sviluppo del Paese. Le relazioni con i colleghi cattolici sono eccellenti: franche e fraterne, fondate sul rispetto delle differenze».

Arrivata in Guinea Bissau nel 1991, vice direttrice di radio Sol Mansi e conduttrice del programma nazionale Mindjer I Balur (“Donna è valore”), Suor Alessandra Bonfanti, 60 anni, è anche coordinatrice della commissione diocesana per la catechesi e responsabile delle tre comunità di suore Missionarie dell’Immacolata presenti sul territorio impegnate nell’evangelizzazione, nell’educazione scolastica e nella gestione di due centri nutrizionali. «C’è grande spirito di collaborazione — racconta Suor

Alessandra — qui è cosa normale che tecnici e reporter musulmani si occupino anche di temi cristiani trasmettendo, ad esempio, notizie riguardanti la vita delle due diocesi del Paese. Nel corso degli anni radio Sol Mansi ha avviato con la radio coranica una collaborazione che prevede lo scambio di due programmi religiosi. Tutti i giovedì sera — prosegue suor Alessandra — noi mandiamo in onda La voce dell’Islam, il loro programma in preparazione della preghiera del venerdì, tenuto da un Imam, mentre loro, tutti i giorni, trasmettono il nostro 10 minuti con Dio, tenuto da Padre Davide Sciocco.

I dipendenti di entrambe le radio, inoltre, partecipano insieme agli incontri di formazione che organizziamo periodicamente». «L’obiettivo è quello di amplificare il lavoro che da anni la Chiesa sta facendo — continua Padre Davide — in collaborazione con le altre religioni e le forze vive della società, coniugando in modo stretto il servizio allo sviluppo e l’annuncio del Vangelo, il dialogo con le religioni e la collaborazione con le strutture pubbliche per cambiare dall’interno i mali di cui la società guineense soffre. L’abbiamo chiamata Sol Mansi, che significa Il sole è sorto: un chiaro annuncio di speranza per un popolo che è stanco di promesse disilluse».

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Essere cristiani in Guinea Bissau

Indiscusso e riconosciuto a livello nazionale il ruolo sociale ed educativo della radio della Chiesa in Guinea Bissau, capace di raggiungere ogni angolo di questo lembo d’Africa, persino il villaggio più sperduto.

«C’è grande apertura verso il nuovo da parte dei giovani della Guinea Bissau — prosegue Padre Davide — e molto desiderio di conoscere, oltre che molta partecipazione agli incontri formativi. D’altra parte, vi è anche una grande difficoltà a tradurre nella vita quanto di nuovo viene ascoltato, perché comunque sia i condizionamenti della tradizione (non cristiana), sia il dinamismo della società odierna (spesso interpretato come la verità) rendono difficile l’attuazione di quanto viene proposto dalla Chiesa nella dimensione della quotidianità. Quindi una grande disponibilità ed un grande entusiasmo, ma anche la fatica di confrontarsi da un lato con il passato tradizionale e dall’altro con le novità che arrivano dal mondo occidentale. Non è d’altro canto facile essere cristiani in Guinea Bissau: la maggioranza della popolazione è legata alla religione tradizionale, mentre spopola la religione musulmana. Essere cristiani lì significa fare una scelta diversa, soprattutto nei villaggi, dove il cristiano si associa ad una presenza minoritaria. C’è una forte ricerca di identità e per questo motivo, per esempio, il periodo della Quaresima è vissuto in maniera molto partecipata come il Mercoledì delle Ceneri, la Domenica delle Palme, la via Crucis. Sono tutti momenti che offrono un senso di identità per il cristiano della Guinea Bissau».

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Non solo radio: la dimensione missionaria in Guinea Bissau

Radio Sol Mansi dedica molti programmi alla formazione, affrontando temi quali la giustizia, l’affettività, il matrimonio e la famiglia, la salute e la prevenzione, la promozione della donna e l’alfabetizzazione delle bambine. Uno strumento di sviluppo e di formazione incredibilmente efficace. «Con la radio — spiega Padre Davide — si possono prevenire le malattie, favorire campagne di sensibilizzazione, eliminare errate concezioni alimentari o curative, incentivare nuove tecniche di lavoro, educare al dialogo, alla pace e all’ecologia, denunciare violazioni di diritti umani…».

Ma la dimensione missionaria della Chiesa in questo lembo del continente africano passa anche per azioni pedagogiche sul territorio. «La scuola ad esempio — continua Padre Davide — a livello statale funziona malissimo: si pensi che ancora non è a pieno ritmo (da settembre) a causa di tutta una serie di scioperi e, di conseguenza, sono state fatte pochissime ore di lezione. Questo comporta un livello della formazione dei ragazzi molto penalizzato. A questo si aggiunge, a livello delle città, la crisi della famiglia: mentre prima essa era la forza della società, adesso molto facilmente i coniugi si separano, i figli nascono al di fuori del matrimonio, e così via. Inoltre, povertà e malnutrizione infantile sono molto diffuse. Anche la mortalità infantile è alta. I missionari raggiungono periodicamente i villaggi per visitare i bambini: quelli malnutriti — e sono molti (anche sieropositivi) — vengono accompagnati insieme alle mamme nei due centri nutrizionali, dove ricevono le cure e l’assistenza necessarie». In un mondo come quello attuale nel quale si è terrorizzati e inesorabilmente vocati al sospetto a causa del fondamentalismo e dell’intolleranza, l’esperienza feconda della radio e dell’entusiasmo contagioso di Padre Davide mostrano come sia possibile per comunità di fedeli di fedi diverse impegnarsi a conoscersi, dialogare e tessere saldi legami d’amicizia e collaborazione così come convivere pacificamente.

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La Radio in Guinea Bissau è molto importante: si possono prevenire le malattie, favorire campagne di sensibilizzazione, educare al dialogo, alla pace ed all'ecologia, denunciare violazioni di diritti umani.

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